Sir Arthur Conan Doyle - UK 2009
Sir Arthur Conan Doyle - UK 2009

No, non sono nemmeno lui. Oltre ai baffi io ho anche il pizzetto. Di Conan Doyle mi intriga il personaggio più famoso: Sherlock Holmes. Sono un lettore accanito delle sue storie. Sono addirittura socio di una congrega di appassionati, The Sherlock Holmes Society of London (SHSL). 

 

In questa sezione si trovano le informazioni relative ai miei ultimi romanzi e ai racconti che ho scritto (tra i quali cinque finalisti al Premio Amerino in diverse edizioni e uno finalista al Premio Borghi nel 2017), usciti su riviste e giornali vari. 

 


TIENTSIN. IL GUADO DEL CIELO - 2023

ROMANZO

 

 

Il cameriere cinese si avvicinò al console De Sanctis reggendo un vassoio colmo di coppe di spumante. Il console ne porse una alla signora con cui stava parlando e ne prese un’altra per sé. Il cameriere si allontanò.

“Dieci anni! Sono già passati dieci anni!” La signora aveva spalancato gli occhi, incredula. Emma Costantini era la moglie di un imprenditore di Milano amico del conte Ciano, in Cina da circa un anno per tentare di sistemare le sorti traballanti della società che a Nanchino montava aerei di progettazione italiana. 

“In realtà saranno dieci anni il prossimo aprile”, rispose De Sanctis, invitando la signora a seguirlo verso una delle vetrate del giardino d’inverno del Forum, l’edificio più imponente della concessione italiana di Tientsin. In lontananza si vedevano le luci della città che si riflettevano nell’ansa del fiume Hai Ho. 

“Quanta gente a Baggio a salutarvi la notte in cui il vostro dirigibile è partito per il Polo Nord. C’eravamo anche mio marito e io. Era il 15 aprile del ‘28, lo ricordo benissimo. Compio gli anni 15 aprile.” 

Il console non rispose. Troppe memorie. Il comandante Nobile, il dirigibile Italia in volo verso l’Artico, la tragedia dello schianto tra i ghiacci, i colleghi morti o dispersi, il salvataggio, l’inchiesta... La signora Costantini si accorse che De Sanctis era diventato malinconico. Aveva sbagliato a parlare di quel lontano momento. Tentò di cambiare soggetto. Si ricordò che il console era vedovo e aveva una figlia di pochi anni.

“E sua figlia è a casa, adesso? In Italia, voglio dire.”

De Sanctis cercò di sorridere. “No. Sta con me, al consolato. Ora è con la bambinaia. A quest’ora starà già dormendo.” 

Sorrise anche la signora. “È ancora piccola per il veglione di san Silvestro, ha ragione.”

“Non ho visto suo marito questa sera.”

“L’ho lasciato nel salone. Stava parlando d’affari. Con un banchiere, credo.”

Il commendator Umberto Costantini aveva lasciato la società di Nanchino da un paio di mesi. La firma del patto contro l’Internazionale Comunista nel novembre del 1936 aveva avvicinato ancora di più l’Italia alla Germania e al Giappone, ma aveva reso incerto il futuro dei rapporti commerciali con la Cina. Il Paese era in gran parte occupato dall’esercito imperiale giapponese. Pechino e Tientsin erano state conquistate nell’agosto del 1937, Shanghai era caduta in novembre e Nanchino ai primi di dicembre. 

 

 

Per acquistare questo libro basta cliccare su uno dei link qui sotto:

 

 

 


C'ERA LA NEBBIA A MILANO - 2018

ROMANZO

 

 FINALISTA DEL PREMIO

“Fai viaggiare la tua storia 2018”

Concorso promosso da Libromania in collaborazione con Autogrill

 

C’era la nebbia a Milano in quegli anni. Una nebbia spessa, grigia di giorno e giallastra di notte, quando i lampioni foravano la coltre di umidità e parevano quei bottoni che trapuntano i divani. Arrivava dai vialoni di periferia e dilagava fino alla circonvallazione esterna. Spesso dalla cerchia delle mura spagnole entrava a toccare le vie del centro della città.

 

Poco prima della mezzanotte del 22 novembre 1966, una notte che la nebbia aveva scelto per spingersi verso il centro, Fausto stava tornando a casa. Guidava a memoria, seguendo i binari del tram e cercando di individuare strade e piazze che conosceva benissimo, ma che erano nascoste alla vista. Agli incroci rallentava per cercare di capire se le luci che gli sembrava di vedere arrivare da destra o da sinistra potessero essere quelle di un’auto. Il traffico era quasi inesistente, per fortuna, e il rischio di incontrare un tram era minimo: a quell’ora erano pochissimi quelli ancora in circolazione.  

 

D’altra parte chi se la sarebbe sentita di uscire in una sera così? Solo qualcuno che aveva un impegno a cui non poteva sottrarsi. Fausto Morandi, appunto. 

 

Per acquistare questo libro basta cliccare sul link qui sotto:

https://amzn.to/2OiyWd6   


LA PERDITA DELLA MEMORIA - 2019

RACCONTO

 

 FINALISTA DEL PREMIO AMERINO 2019

 

Le piastrelle azzurrine sono diventate un ammasso polveroso di detriti al centro del bagno, in attesa di finire in discarica. Matteo osserva perplesso le pareti, coperte di grumi di cemento, e il lavandino, staccato dal muro e appoggiato contro la vasca.

 

“Ma ce la farà tuo cugino a sistemare tutto entro la fine del mese?”

 

“È piastrellista. Se non ce la fa lui...” Giulia nemmeno alza gli occhi dal cellulare. Le sue dita si muovono veloci sullo schermo. “Monica chiede se ceniamo assieme stasera. Le ho detto che va bene.”

 

“Se riusciamo a sbrigarci con i lavori.”

 

“Certo che ci riusciamo. Adesso tu vai avanti in cucina e io mi occupo del ripostiglio. Forza.”

 

 

 

[...]

 

I cassetti del ripostiglio sono incastrati. Quello più in alto esce con qualche sforzo, gli altri si convincono solo con le martellate, ma l’ultimo si rifiuta di muoversi. Sembra che qualche cosa lo blocchi. Giulia chiama in soccorso Matteo. Insieme, tirando, spingendo e martellando, riescono ad aprire la fiancata dell’armadio e a far uscire il cassetto dalle guide. Scoprono anche la causa del blocco. Un piccolo quaderno che si è insinuato sul fondo e si è accartocciato creando così una specie di tappo. Quando la fiancata viene aperta, il quaderno cade sul pavimento. Sulla copertina, sbiadita dagli anni, vedono un’illustrazione piuttosto grossolana in bianco e nero della facciata del Duomo di Milano a cui si sovrappone un tondo colorato che rappresenta l’intero monumento. In basso, nello spazio riservato al nome, c’è una firma: Regina Modena.

 

Matteo lo sposta con il piede per osservarlo meglio. “Ma la signora conservava ancora i quaderni di quando andava a scuola?”

 

“Ma no, amore. L’armadio è tutto vuoto, non vedi? Questo si è incastrato in fondo al cassetto ed è rimasto lì chissà da quando.”

 

“Va bene. Direi che adesso qui puoi continuare da sola, no? Io vado avanti con le piastrelle.” Matteo esce dal ripostiglio e Giulia si siede per terra. Prende il quaderno e lo apre. La prima pagina è occupata solo dal titolo: “Racconto della fuga dall’Italia della famiglia Modena”. La grafia è minuta e molto ordinata.


"MA PER FORTUNA E' UNA NOTTE DI LUNA" - 2018

RACCONTO

 

 FINALISTA DEL PREMIO AMERINO 2018

 

“Tancredi Barletta?”

 

“Sì.”

 

Il cavaliere Temistocle Mantegazza, direttore del Teatro Sociale di Voghera, si mise le mani nei capelli. Espressione da intendersi in senso del tutto figurato, dal momento che a parte un’esigua corona di capelli che disegnava una specie di ferro di cavallo intorno alle orecchie, il cranio del Mantegazza era liscio e lucido come il pavimento del suo ufficio.

 

“Tancredi Barletta”, ripeté incredulo.

 

“Sì”, non poté far altro che confermare perplesso il giovane Attilio Poggi, segretario tuttofare del teatro, seduto a disagio di fronte al principale che continuava a lisciarsi la pelata sperando forse di scongiurare con questo gesto la catastrofe che stava per abbattersi su di lui.

 

Catastrofe che aveva un nome e un cognome ben precisi, ovvero Tancredi Barletta, ovvero il più rompiballe di tutti i cantanti lirici con cui il cavalier Mantegazza si era confrontato in oltre trent’anni di onorata carriera. 

 

“Perché ha scritto al Barletta senza informarmi?”

 

“Lei mi aveva detto di trovare un tenore che potesse prendere il posto di De Nigris. Come potevo sapere che ...”

 

“Va bene, va bene.” In linea di principio Poggi aveva ragione. De Nigris li aveva piantati in asso per una tournée in Sudamerica, organizzata all'ultimo momento per onorare la memoria del Maestro Verdi, morto quattro mesi prima. E ora chi poteva prendere il posto di Rodolfo nella messa in scena della Bohème del Maestro Puccini che il cavaliere aveva organizzato con enorme fatica  a soli cinque anni dal debutto dell’opera? Un allestimento, oltretutto, che aveva già venduto ai teatri di Tortona, Mortara, Casale Monferrato e Stradella. Il Mantegazza, furente, aveva ordinato a Poggi di sospendere tutti i lavori e di trovare al più presto un tenore disposto a sostituire quel maledetto fedifrago che meritava solo di affondare nell'oceano in tempesta.


DELITTO PERFETTO - 2017

RACCONTO

 

 TERZO CLASSIFICATO PREMIO BORGHI 2017

 

 “Sei proprio sicura?” Era una domenica mattina. Anna e Barbara erano sedute sul letto nella camera di Barbara al primo piano della villetta della famiglia Colombo, a Bencate sopra Minusio.

 

“Sì.”

 

Anna guardò con aria triste la sorella. Due donne sulla quarantina senza particolari attrattive, nubili più per caso che per vocazione. Anna commessa a Bellinzona in un negozio di casalinghi, Barbara impiegata in un’agenzia assicurativa di Giubiasco.

 

“Ma perché l’hai fatto?”

 

“Non lo so! Giuro!” Barbara cercò rifugio tra le braccia di Anna, la sorella maggiore, la confidente di sempre. “Cioè …” La voce divenne un sussurro. “A dire il vero, era da un po’ che ci pensavo.”

 

“Era da un po’ che ci pensavi?” Anna sentì un brivido. Come era possibile? Barbara era sempre stata una persona tranquilla e seria. Fin troppo seria, forse. 

 

“Sì. Non so nemmeno io perché. Da qualche giorno.”

 

Anna continuò a tenere la sorella tra le braccia. “Dov’è, adesso?”

 

“Giù, in cucina.”


"VOI MAESTRO." - 2017

RACCONTO

 

 FINALISTA DEL PREMIO AMERINO 2017

 

Il maestro aveva appena terminato gli ultimi accordi e aveva ancora le mani sulla tastiera del pianoforte. A occhi chiusi attendeva che le vibrazioni delle note si spegnessero disperdendosi nell’aria. Quando anche l’ultimo tremito si affievolì e il silenzio tornò nel salone dell’appartamento della Chaussée d’Antin, Rossini aprì gli occhi. E vide davanti a sé Joseph. Aveva in mano un vassoio sul quale era posato un biglietto da visita.

 

“Questo signore chiede di essere ricevuto.”

 

Il maestro prese il biglietto e gli diede un’occhiata distratta. Il nome e il cognome non gli dicevano niente. O meglio, il cognome gli ricordava qualcuno, ma non riusciva a capire chi. Forse una persona che aveva incontrato parecchi anni prima, a Bologna o a Firenze. Un musicista? Probabile. Gettò il biglietto sul vassoio.

 

“Com’è vestito?”

 

“In modo decoroso. Tra i quaranta e i cinquant’anni, bell’aspetto, aria seria.”

 

“Ha dei fogli di musica con sé?” Spesso alla casa di Rossini bussavano musicisti che volevano mostrare le loro composizioni al maestro. Una seccatura. Joseph aveva l’ordine di prendere i fogli e di dire che il maestro si sarebbe fatto sentire se avesse trovato la musica di suo gradimento.

 

“No, signore. Ho chiesto. Non ha niente.” 

 

“E’ già stato qui in precedenza?”

 

“No signore, è la prima volta.” La prima volta. Eppure quel cognome l’aveva già sentito. Sì, doveva essere stato a Bologna.

 

“Un creditore?” Poco probabile, dal momento che Olympe amministrava la casa con il rigore di una esperta contabile.

 

“Non penso proprio, signore. Avrebbe chiesto di madame, non di voi.”

 

“Giusto. Uno che cerca soldi?”

 

“Lo escluderei.”

 

“Perché?”

 

“Non ne ha l’aria, signore.”

 

“Va bene, fallo entrare allora.” 


NUDO DI DONNA - 2016

RACCONTO

 

 FINALISTA DEL PREMIO AMERINO 2016

 

La villa del conte Ludovico Serrani di Valmorone si trovava lungo uno dei viali intorno a piazza Piemonte. Un muro di cinta protetto da un’alta siepe nascondeva alla vista un grande giardino che si estendeva dal viale fino a una via laterale dove si trovava il cancello per l’entrata delle auto. Sul viale c’era l’ingresso pedonale che passava attraverso la piccola casa del custode. La villa era in fondo, quasi invisibile tra gli alberi che la nascondevano. 

 

Lamberti aveva suonato al citofono senza nome a fianco del portoncino. Era un pomeriggio di fine aprile, una giornata calda che preannunciava l’estate. Dopo qualche secondo aveva risposto una voce con accento straniero. Lamberti aveva detto il suo nome e la voce aveva risposto di aspettarlo all’ingresso, sarebbe venuto a prenderlo. Sentì scattare la serratura ed entrò in una piccola anticamera in penombra. La temperatura fresca creava un piacevole contrasto con il caldo della strada. Si guardò intorno. Pareti bianche, pavimento di legno chiaro, tenda bianca davanti alla finestra con le inferriate a fianco del portoncino d’ingresso. Tra due porte chiuse un piccolo divano bianco sopra il quale erano appese quattro stampe di Hogarth. Mentre le stava esaminando per stimarne il valore, un vizio professionale che non riusciva ad abbandonare, una porta si aprì e apparve un uomo di mezza età, dai lineamenti orientali, con un gilet a righe e l’espressione cordiale.

 

“Buongiorno dottore. Venga. Il conte la sta aspettando.”


FRONTI OPPOSTI - 2015

RACCONTO

 

 FINALISTA DEL PREMIO AMERINO 2015

 

“Ite, missa est.”

 

“Deo gratias.”

 

Don Giuseppe Faggion tornò nel piccolo locale che fungeva da sagrestia e cominciò a togliersi i paramenti con l’aiuto di Michele, il suo attendente, che tutte le mattine svolgeva anche la funzione di ministrante. Sotto i paramenti don Giuseppe indossava l’uniforme di capitano del Regio Esercito su cui spiccava la grande croce rossa che lo identificava come cappellano.

 

Anche quella mattina pochissime persone avevano partecipato alla messa: il comandante del reggimento che non perdeva mai l’opportunità di mostrare la sua devozione, più apparente che autentica, quattro soldati che prestavano servizio nella fureria e in cucina e un ufficiale che don Giuseppe non aveva mai visto. Forse era un nuovo acquisto del comando. Lo avrebbe scoperto presto. Guardò l’orologio. Erano passate da poco le sei e trenta e fuori la giornata sembrava già afosa. 


LA SINFONIA JUPITER - 2012

ROMANZO

 

FINALISTA DEL PREMIO

“ilmioesordio 2012”

Concorso nato dalla collaborazione tra ilmiolibro, (community letteraria e sito di self-publishing), la scuola di scrittura Scuola Holden e Giangiacomo Feltrinelli Editore.

 

“Riprendiamo dalla battuta 101.”

 

La voce del maestro Krenek era bassa e tranquilla. Anche quando era stanco o irritato dalla sua voce non trapelava nulla. 

 

“Per favore”, aggiunse. Ma non era un gesto di gentilezza nei confronti dell’orchestra. Stava osservando due violoncellisti che si erano attardati ad accordare i loro strumenti. Solo chi lo conosceva sapeva che quella semplice richiesta significava che il maestro era impaziente di ricominciare. I due violoncellisti lo guardarono senza parlare. Le corde degli strumenti ora erano a posto. Si poteva riprendere. 

 

Thomas Krenek fissò per un momento lo sguardo sulla partitura davanti a lui, alzò il viso e vide la massa compatta dei Wiener Philharmoniker che stava aspettando il suo attacco. Gli occhi del maestro incontrarono quelli di Martin Hirscher, il primo violinista. Pronto. La bacchetta del direttore si mosse e la prova continuò dalla battuta 101. Era un’aria che Mozart aveva inserito nella parte finale del primo movimento di una sinfonia composta proprio lì a Vienna. “Terminata il 10 agosto 1788” aveva scritto nel quaderno dove annotava le opere che scriveva. Sinfonia numero 41 in do maggiore. Ludwig von Köchel l’aveva contrassegnata con il numero 551 nel suo catalogo generale delle opere di Mozart. Jupiter è il nome con cui è conosciuta. 

 

“Chiamare Jupiter, Giove, una sinfonia è una delle più stupide ingiurie che si possano infliggere a un’opera d’arte. Come chiamare ‘Imperatore’ un concerto o ‘Al chiaro di luna’ una serenata. Unbegreiflich! Inconcepibile!” Il maestro Krenek era americano, ma parlava un tedesco perfetto. Merito forse dell’origine austriaca, anzi boema, della sua famiglia e anche dei sei anni che aveva trascorso a Berlino quando dirigeva la Deutsche Oper. 

 

1a edizione 06/2012 - 144 pagine

 

Per acquistare questo libro basta cliccare sul link qui sotto:

http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=821166

 

RECENSIONE DELLA SCUOLA HOLDEN:

 

Un romanzo raffinato, scritto con eleganza, che ha al centro la musica di Mozart (la sinfonia che dà il titolo al libro), una Vienna misteriosa e l'ancor più misterioso rapporto fra due fratelli, Anton e Alexandra. Indagato con occhio attratto e perplesso dal violinista Karl, che si innamora della sfuggente Alexandra, appena arrivata in città in un autunno già troppo freddo. Karl dialoga con lei sfidando appena il suo pudore; è una presenza che appare e scompare, va inseguita, attesa magari per ore davanti a un portone. Qui la musica non detta solo il ritmo della scrittura, ma diventa incredibilmente narrazione. Le note corrono e si diffondono nel romanzo, lo rendono stranamente inquieto, elettrico.