Il violinista

Il violinista arrivò inaspettato. Avevo scritto un brevissimo appunto, l’idea di sviluppare una storia relativa a un professionista che voleva aiutare una ragazza triste, e l’immagine iniziale che avevo in mente era quella di una sala d’aspetto. Avrebbe potuto essere quella di un medico, per esempio, o di un avvocato. Persone sedute in attesa del loro appuntamento, sguardi veloci sulle altre persone che aspettavano, curiosità di sapere qualcosa di più su qualcuna in particolare.

 

Invece un giorno mi capitò di pensare al foyer di un teatro. Non era proprio una sala d’attesa, è vero, ma vedevo i musicisti uscire dopo una sessione di prove, con le custodie degli strumenti in mano o in spalla, mentre andavano incontro agli amici che li stavano aspettando. Pensai che una ragazza potesse essere lì per incontrare un orchestrale. E che un musicista, vedendola, avrebbe potuto restare colpito dall’aria malinconica della ragazza. Eccolo, il professionista. Solo che invece di essere un medico o un avvocato era un violinista.

 

Si aprì un nuovo mondo, ricco di prospettive. Chi era questo violinista? Vedevo una persona dall’aspetto anonimo, non giovanissimo né particolarmente attraente nel fisico. Mi pareva però un uomo positivo e sensibile, che avrebbe potuto trovare spontaneo interessarsi ai problemi degli altri. E chi era la ragazza? Che rapporto aveva con l’orchestrale che stava aspettando? Perché il violinista era attirato da lei? Erano domande alle quali non ero in grado di rispondere, quanto meno non subito. Così come non ero in grado di dire dove si sarebbe svolta la storia. C’erano dei musicisti e c’era un teatro. Ma dove? La risposta arrivò qualche giorno dopo e mi meravigliai che non fosse arrivata prima: Vienna.


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