Premio Amerino

Oggi parliamo di racconti o, per meglio dire, di un racconto che avevo scritto qualche tempo fa, intitolato Fronti opposti. E’ una storia che si svolge nel 1916, alla vigilia della presa di Gorizia da parte dell’esercito italiano. I protagonisti sono un cappellano e due ufficiali. Prima dell’estate l’avevo inviato a un concorso, il Premio Amerino promosso dall’Associazione Poggio del Lago di Vasanello in provincia di Viterbo. Il mese scorso ho ricevuto una mail: il racconto era entrato nella rosa dei dieci finalisti e quindi ero invitato alla proclamazione dei vincitori che si sarebbe svolta domenica 18 ottobre 2015. Ho scoperto così Vasanello nell’alto Lazio, nella zona dei monti Cimini. Una scoperta piacevole, perché l’ospitalità degli organizzatori del premio e dei finalisti che ho incontrato è stata eccellente, così come la loro cordialità e simpatia. Mi sono posizionato al quarto posto su 134 partecipanti e quella che vedete è la foto della targa che mi hanno consegnato.

 

Fronti opposti inizia così:

 

“Ite, missa est.”

“Deo gratias.”

Don Giuseppe Faggion tornò nel piccolo locale che fungeva da sagrestia e cominciò a togliersi i paramenti con l’aiuto di Michele, il suo attendente, che tutte le mattine svolgeva anche la funzione di ministrante. Sotto i paramenti don Giuseppe indossava l’uniforme di capitano del Regio Esercito su cui spiccava la grande croce rossa che lo identificava come cappellano.

Anche quella mattina pochissime persone avevano partecipato alla messa: il comandante del reggimento che non perdeva mai l’opportunità di mostrare la sua devozione, più apparente che autentica, quattro soldati che prestavano servizio nella fureria e in cucina e un ufficiale che don Giuseppe non aveva mai visto. Forse era un nuovo acquisto del comando. Lo avrebbe scoperto presto. Guardò l’orologio. Erano passate da poco le sei e trenta e fuori la giornata sembrava già afosa.

Il comando del 384° reggimento di fanteria “Monselice” era in una villa di Cortana, tra Cormons e Gorizia. La località era abbastanza vicina al fronte da sentire in lontananza il brontolio degli obici quando le azioni militari diventavano impegnative. Don Giuseppe era stato quasi un anno in trincea e non poteva dimenticare gli orrori che aveva visto. Andava spesso tra i soldati e ogni volta che li salutava per ritornare in quello che definiva il lusso del quartier generale si chiedeva quale fosse la logica di quanto stava avvenendo. Si sentiva in colpa per il fatto di dormire in una camera, per avere un pasto caldo servito nella sala mensa e non un cibo freddo e dal sapore ignobile da consumare in una gavetta, seduti per terra con il fucile al fianco, appoggiato all’elmetto.

Ogni mattina, quando sfogliava i bollettini dell’Armata subito dopo aver celebrato la messa, si chiedeva quando quell’assurdità avrebbe avuto fine. Se lo sarebbe chiesto anche quella mattina del 28 luglio 1916 se non si fosse trovato di fronte, mentre usciva dalla sagrestia, l’ufficiale sconosciuto che aveva visto prima. L’ufficiale portò la mano alla visiera del berretto. Don Giuseppe non ricambiò il saluto.

 

A chi fosse interessato a sapere come prosegue il racconto posso mandare il file con il testo completo. Perché non lo allego qui? Certo, sarebbe più semplice, ma confesso che sono curioso di conoscere e dialogare con chi vuole leggere quello che scrivo: uno scambio di mail potrebbe essere una buona occasione, quindi. Per richiedere il testo di Fronti opposti è sufficiente andare alla pagina Contatti. Grazie. 

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Commenti: 2
  • #1

    Marica I. (domenica, 25 ottobre 2015 17:23)

    Buongiorno a tutti,

    volevo innanzitutto congratularmi con Franco per l'ottimo risultato ottenuto al concorso! Vivi complimenti!
    Questa è un'ennesima prova del fatto che il grande Walter Elias Disney aveva ragione quando diceva "Pensa, credi, sogna e osa". Perché scrivere è proprio come sognare: lo si può fare a tutte le età.
    Bisognare pensare ai propri sogni, bisogna credere in essi, bisogna sognarli di notte e di giorno, bisogna osare. Bisogna scrivere, sempre.

  • #2

    Franco (lunedì, 26 ottobre 2015 10:29)

    Ciao Marica. Grazie per il commento. Concordo con quello che dice Disney (piccola parentesi: siamo nati nello stesso giorno; beh, lui qualche annetto prima!). Sono convinto anch'io che bisogna sempre pensare, credere, sognare e osare. Mi sembra una conferma del fatto che per scrivere ci vuole entusiasmo.